Falsi miti

Si può
prevenire

Ad oggi non esiste una terapia in grado di prevenire totalmente l’osteoartrite, ma ci sono alcuni modi per rallentarne la progressione: sicuramente la gestione del peso, la tipologia e la quantità di esercizio fisico sono fondamentali, insieme al monitoraggio precoce delle patologie del sistema muscoloscheletrico da parte del veterinario. Inoltre, considerando la patogenesi della malattia, sapere che l’infiammazione di basso grado precede i cambiamenti strutturali ci permette di intervenire in una finestra temporale precoce, utilizzando delle sostanze in grado di modificare l’andamento della patologia e quindi rallentandone la progressione. Si può intervenire con metodi naturali, sicuri ed efficaci, per diminuire l’infiammazione cronica e il dolore e per dare supporto alle articolazioni stressate.

Cane
anziano

L’osteoartrite è da sempre considerata una malattia degli animali anziani, ma questo concetto non è del tutto corretto: è vero che 4 cani su 5 sopra gli 8 anni vengono diagnosticati con osteoartrite, ma per uno su 5 la diagnosi arriva già sopra l’anno di età. Quel che più è importante considerare, però, è che quell’80% diagnosticato sopra gli 8 anni aveva già una forma subclinica di osteoartrite chissà da quanto tempo. E noi, cosa abbiamo fatto per rallentare il processo?

Esercizio
fisico

Che lo sport migliori la salute è assodato. Ma nel caso di animali con articolazioni sane, sottoporsi ad attività che prevedano carichi elevati o torsioni ripetute incrementa il rischio di lesioni articolari, infiammazioni e conseguente degenerazione. Chi subisce un intervento chirurgico o riporta una lesione, beneficia di un’attività motoria limitata, a volte anche a causa dell’immobilizzazione dell’articolazione lesionata; tuttavia, se prolungata, questa ha effetti negativi sul metabolismo della cartilagine articolare, dell’osso e dei legamenti e sulle proprietà meccaniche dell’articolazione, portando ad atrofia muscolare. Per questo, sia per gli uomini sia per gli animali come il cane, è importante riprendere un’attività fisica controllata appena l’articolazione si è stabilizzata e la risposta acuta alla lesione è stata placata. Infine, cani con alterazioni anatomiche osteoarticolari, precedenti lesioni o instabilità articolare hanno un maggiore rischio di danno durante l’attività sportiva. Meglio, per tutti, scegliere un esercizio continuo e prolungato, ad esempio attraverso un percorso fisioterapico.

Cuccioli

Questo è uno dei falsi miti a causa dei quali, quando portiamo il nostro cane zoppicante ormai adulto dal nostro medico veterinario o dallo specialista in ortopedia, ci sentiamo dire: “Ma è stato fatto un monitoraggio ortopedico precoce quando era cucciolo? No? Male, purtroppo adesso possiamo solo arginare il problema”. Le patologie su base displasica, infatti, sono processi dinamici che iniziano in età giovanile e si esauriscono con la vita del cane: sarà solo nel paziente giovane, ancora in fase di accrescimento, che avremo la possibilità di mettere in atto procedure di tipo correttivo. Certo, è una decisione che spetta ad ogni proprietario; importante è non pensare di poter tamponare il problema o addirittura prevenirlo utilizzando prodotti a base di calcio, glucosamina e simili. Meglio, con la stessa spesa, rivolgersi al proprio medico per capire se c’è un problema, di quale entità e quali sono le possibilità di intervento o di gestione: almeno sapremo che il nostro cane avrà una possibilità alta di sviluppare osteoartrite e quindi staremo attenti al peso, faremo attività fisica adeguata, ecc.

Cartilagine

Molti pensano che l’animale zoppichi perché ha problemi alle cartilagini articolari; invece, l’osteoartrite è una patologia complessa, che può essere caratterizzata, tra le altre cose, “dalla presenza di un’infiammazione non purulenta di basso grado”. Proprio questo è stato riconosciuto come il fattore cardine: può innescarsi nei soggetti giovani e non si spegne mai; anzi, col passare del tempo aumenta di intensità sino a coinvolgere tutti gli altri componenti dell’articolazione. Ecco perché è importante riconoscere subito il problema e gestirlo di conseguenza.

Anestesia

Per poter fare lo studio radiografico (che è la base del monitoraggio precoce) occorre anestetizzare il paziente, e questo rappresenta molto spesso un deterrente per il proprietario che pensa che l’anestesia sia pericolosa, specie per un cucciolo. Niente di più sbagliato: l’anestesia in sé non è mai pericolosa; il pericolo, laddove presente, risiede nelle condizioni del paziente. Addormentare un cucciolo quindi è una procedura con percentuali di rischio bassissime, proprio perché il paziente da sedare è un esemplare che, al netto di situazioni particolari, gode di buona salute.

Dolore

Spesso si pensa che l’osteoartrite sia una malattia di poco conto, che nel peggiore dei casi provoca un po’ di zoppia (“tanto è vecchio”). La realtà è che il volano che porta avanti i problemi causati dall’osteoartrite è il dolore. Questo è il reale problema: i pazienti soffrono, provano dolore di vario tipo, dolore infiammatorio sin da subito, dolore neuropatico nelle fasi avanzate. Il dolore può essere acuto o cronico; quest’ultimo nell’animale è composto, similmente a quanto accade nell’uomo, da diverse componenti: sensitiva, cognitiva, emotiva, comportamentale. E per gestirlo in maniera ottimale occorre considerarle tutte; ma prima di tutto, occorre comprendere che “si tratta di dolore”.

L’osteoartrite è una patologia dei cani di taglia grande/gigante

Anche i cani di taglia piccola e le razze toy possono essere colpite dall’osteoartrite. L’obesità e una attività fisica eccessiva e incontrollata contribuiscono allo sviluppo dell’osteoartrite, che può quindi presentarsi in qualsiasi taglia. I cani di razza più piccola sono anche predisposti ad altre malattie ortopediche come la lussazione rotulea e la cattiva conformazione delle articolazioni. Questi problemi possono portare allo sviluppo dell’osteoartrite più avanti nella vita se non vengono corrette.